"Puoi scegliere di non occuparti di politica, ma prima o poi, che tu lo voglia o no, sarà la politica ad occuparsi di te"
06/03/10
Trattoria del Liberale
Le ultime vicende di cronaca, un doveroso bilancio sull'operato del governo in carica, le faide interne al PDL, impongono alcune riflessioni.
Personalmente sono profondamente amareggiato dal continuare a registrare a livello nazionale e locale pessimi comportamenti scaturenti da lodeveli promesse elettorali, ma altrettanto preoccupato per la grave carenza di proposte nuove o comunque diverse dal male che, forse, a questo punto non possiamo più semplicisticamente definire "minore".
Vi lascio per alcune più pregnanti riflessioni un link che mi ha inviato l'amico On.le Adriano Teso, instancabile difensore di alcuni Valori sempre più lontani dalla politica praticata oggi, ma dai quali difficilmente si può prescindere se si vuole fare Politica nel senso migliore del termine, e questo passa per una riappropriazione del significato del termine "Liberale", che oggi, grazie ad alcuni politicanti, rischia di non definire più nulla:
http://www.gobettiano.com/?p=1439#more-1439
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3 commenti:
Sig. Marinelli cosa ne pensate dell'ultimo e improvviso avvenimento occorso al nostro consigliere?..Come mai una persona così sinciera (almeno sembrava) sia potuto allinearsi e adeguarsi a tale procedura illegale?..E' proprio vero che iol denaro rende l'uomo avido e malleabile?..
E' proprio vero che la politica fatta come professione rende l'animo un ladro?..
Perchè non mettere un limite alla politica?,,Perchè nei regolamenti non mettere una clausola che dopo due legislature un Sindaco e un assessore diventino ineleggibili nello stesso Ente Locale?..
E' sbagliato questo?....
Caro Clade, per il momento consentimi di non entrare nel merito del caso specifico, anche se temo che prima o poi sarà inevitabile, in quanto non credo di avere ancora il distacco emotivo necessario per fare un'analisi politica serena. Ti allego, tuttavia, un articolo di Luigi Tivelli, pubblicato oggi su "Libertiamo.it" che rappresenta abbastanza chiaramente quello che anche io penso sul fenomeno attuale della corruzione nella P.A.
"Nell’ambito del malaugurato rigurgito di fenomeni di corruzione e di caduta dell’etica pubblica si sono spesi fiumi di inchiostro. Tra lo stuolo di diagnosi non ho trovato però quella che secondo me, nell’Italia della “transizione incompiuta”, è una delle radici principali del proliferare di reati contro la pubblica amministrazione, denunciato da ultimo dal Presidente e dal Procuratore generale della Corte dei conti. Si tratta del “capitale sociale” dei politici, dei burocrati e degli stessi imprenditori (specie a livello regionale e locale).
Come è noto, il capitale sociale sta nel riconoscimento di cui godiamo nella comunità in cui operiamo, nella credibilità, nella rete di relazioni personali, nel prestigio sociale. Ebbene negli ultimi anni si sono affacciati sulla scena politica, specie regionale e locale, soggetti dotati di un capitale sociale più basso di quello di ieri. Da un lato c’è stato il boom dei portaborse e degli appartenenti ai piccoli clan di certi politici. Dall’altro molti professori, professionisti, dirigenti, o cosiddetti esponenti della società civile, si sono ritirati volentieri dalla vita politica.
Il risultato è che, mentre in precedenza diventava assessore l’avvocato dotato di un buon capitale sociale nel suo territorio, o il sindacalista-operaio dotato di un forte prestigio fra gli aderenti al suo sindacato (anch’egli dotato di un certo capitale sociale), spesso oggi vanno a rivestire le stesse posizioni soggetti premiati solo per la fedeltà al “capo”, a basso capitale sociale, e che acquisiscono tale capitale (che però assume un significato diverso) solo grazie all’elezione o alla chiamata in giunta. Per dirla in termini più banali, si tratta quindi di soggetti che hanno ben poco da perdere quanto a legittimazione sociale e che se fossero arrestati, certamente non si suiciderebbero….
Quell’avvocato o quell’operaio non pensano minimamente a mettere in gioco il loro capitale sociale per una tangente da diecimila euro (e neanche più elevata), mentre quei non pochi parvenu sociali che militano nella nuova classe politica a livello locale, un po’ si sentono legibus soluti, un po’ hanno meno da perdere e meno resistono alle tentazioni.
Ma alla catena della corruzione (oltre, e a volte più che i politici) partecipano necessariamente anche burocrati e imprenditori, perché la corruzione è come l’amore, si fa almeno in due (e, più spesso che per l’amore, si fa in tre).
Ebbene, anche nelle medio alte sfere della burocrazia, specie (ma non solo) regionale e locale, è significativamente caduto il capitale sociale dei singoli.
Un tempo, ad esempio, un segretario comunale o un direttore di assessorato veniva da lunghe carriere, spesso imparziali, e da concorsi selettivi. Oggi, in non pochi casi, basta che ti abbia nominato un sindaco o un assessore regionale, pescando nel clan dei fedelissimi e prescindendo dal capitale sociale e dalla caratura professionale. Di qui una certa permeabilità alle “tentazioni da mazzetta”, un certo sentirsi “impuniti”. Il discorso, in parte, vale anche per gli imprenditori, specie in settori, come ad esempio, le strumentazioni sanitarie o l’edilizia (o gli interventi nelle “emergenze”), in cui più, sulla base delle cronache che leggiamo, sembra diffusa la corruzione.
Queste cronache spesso ci presentano figure di piccoli imprenditori a basso capitale sociale (e a volte improvvisati), che, di punto in bianco, si ingrassano con qualche appalto di favore, o con qualche commessa di qualche ASL. Un vero imprenditore, con un’azienda solida e sana alle spalle,ci pensa mille volte, essendo dotato di un certo capitale sociale, prima di mettersi a distribuire tangenti a burocrati o politici compiacenti.
Se ci guardiamo attorno, ognuno di noi ha incappato di persona, o sul giornale, o sulla televisione, soggetti, vuoi che siano politici, o burocrati, o imprenditori, di questo genere. Il nodo è dunque quello dei meccanismi di selezione delle nuove élites locali."
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